I Big Data nel turismo

Klm regala oggetti utili ai viaggiatori in partenza dall’aeroporto analizzando i loro status sui social, Amadeus inventa un’app che in caso di annullamento del volo propone percorsi alternativi a seconda dei gusti dei passeggeri, l’analisi dei dati ispira Tourism Australia a investire 8,6 milioni di dollari in una campagna che si concentra – all’interno della più ampia Nothing like Australia – su cibo e vino perché si sono accorti che coloro che non hanno visitato l’Australia posizionano questa terra al decimo posto nel modo per l’appeal enogastronomico, ma se in Australia ci sono stati, i viaggiatori la posizionano al terzo posto dietro ai mostri sacri Francia e Italia. Una forbice tra inconsapevolezza e consapevolezza che merita un investimento – si questa cosa mi ricorda l’applicazione della finestra di Johari al turismo di Roberta Milano.

Tre panel in BTO cercheranno di spaziare in questi territori, in queste montagne di dati che potranno veramente aiutare destinazioni, compagnie alberghiere, e viaggiatori a rendere più confortevole un viaggio anche se qualcosa potrebbe andare storto.

I Big Data non saranno la soluzione a tutti i mali, i dati statistici devono essere letti con particolare attenzione, l’analisi grossolana comporterebbe maggiori danni, più gravi di un semplice disagio che potrebbe procurare una cancellazione o un overbooking. Ma ci sono casi di grande soddisfazione: Klm da anni rappresenta casi meravigliosi di azioni derivate dall’analisi dei dati disponibili sui social; nelle compagnie alberghiere si distingue InterContinental Hotels Group.

Con 4,602 alberghi in tutto il mondo e 675,982 camere d’albergo, il gruppo InterContinental sta raccogliendo enormi quantità di dati attraverso i suoi sette marchi. Da alcuni anni, IHG ha abbracciato l’uso di analisi avanzate. Hanno iniziato con circa 50 variabili per l’analisi dei dati, strutturati e non strutturati, sempre in tempo reale. Oggi usano fino a 650 variabili da fonti diverse: informazioni dagli alberghi del gruppo, così come dai concorrenti, dagli ospiti, e altri dati interni ed esterni.

IHG, per prendere decisioni sempre più azzeccate, è diventata una vera e propria organizzazione data-driven. Ogni prenotazione (vendono 150 milioni di room nights all’anno) richiede e crea un sacco di dati, come il canale di prenotazione, il momento della prenotazione, l’ubicazione, le informazioni dei clienti, preferenze degli ospiti, ecc Inoltre, InterContinental Hotel Group utilizza i dati dei programmi di fedeltà Priority Club Rewards per creare una migliore esperienza per i loro ospiti. Di conseguenza hanno sfruttato anche i 71 milioni di clienti che fanno parte del più grande programma di fidelizzazione alberghiera del mondo, comprese le alleanze con 45 compagnie aeree.

David Schmitt, direttore strategico di IHG, dice: sappiamo che non dobbiamo guardare e parlare di numeri ai nostri ospiti, noi dobbiamo essere dei narratori di storie, ma essere consapevoli di ciò che raccontiamo ai nostri ospiti rappresenta un vantaggio per tutti e le aziende dovrebbero fare di tutto per creare una organizzazione incentrata sull’analisi delle informazioni.

Le nostre aziende, i nostri enti, potranno essere o sono già data-driven? Lo scopriremo in BTO con ben tre panel.

Autore del post:
Robi Veltroni
Founder Officina Turistica
Cassette degli Attrezzi BTO 2014
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